Draghi: l’applicazione del Reset-Sustain-Transform allo Stato Italiano

Il governo Draghi, l’unto dai mercati, con il sostegno bipartisan dei partiti alla corte del prescelto, con la moina di una opposizione parlamentare strumentale alla animazione del dibattito mediatico, più che della dialettica istituzionale. Un governo che impone il “silenzio” quale metodo di lavoro! I partiti e le istituzioni democratiche derubricati a ruolo di ancelle anelanti le grazie del sovrano. Un giornalismo italiano, già notoriamente asservito e imbavagliato al rispetto dei diktat.

Ma alla fine, il “prescelto dai mercati” si appalesa ai comuni mortali con il “Decreto semplificazioni bis”!

In effetti, la governance del PNRR, ad oggi, appare come una banale semplificazione. La semplificazione di un sistema di pesi e contrappesi Costituzionali, appositamente creato dai padri Costituenti per garantire il bilanciamento dei poteri. Un sistema in grado di ponderare legittimi interessi costituzionali contrapposti. Una complessità dell’architettura istituzionale necessaria a gestire la complessità sociale.

A tutti piacerebbe semplificare, tagliare, non bilanciare, decidere speditivamente. Ma la realtà è diversa! Sia nelle piccole che nelle grandi organizzazioni. Fare organizzazione significa gestire la complessità, praticare il compromesso, raccogliere le istanze multiformi che provengono dal basso, che in taluni casi rappresentano uno sterile dissenso, in altri pongono una istanza sociale che deve essere intercettata e risolta. Questa è organizzazione. Un sistema complesso di comando e controllo dall’alto e di raccolta e gestione di istanze dal basso.

Considerati i “silenzi” politici e istituzionali imposti dal governo Draghi a tutti i partiti e relativi giornalai a servizio, si pone il problema di interpretare, alla luce del decreto, se e come la Governance ipotizzata da Draghi sia adeguata, efficace ed efficiente, cioè in grado di realizzare gli obiettivi finali della transizione, ovvero il benessere dei cittadini, e non già una lista della spesa di investimenti infrastrutturali a servizio di potentati economici.

L’ordinamento italiano (Art. 118 della Costituzione) prevede principi di sussidiarietà orizzontale e verticale, di partecipazione del Terzo Settore che, laddove sapientemente declinati, possono supportare strutture e sistemi di governance di processi anche molto complessi. Ad oggi, la governance adottata dal governo è una struttura di tipo verticistico di Command & Control, basata su varie “cabine” alle dirette dipendenze del Capo del Governo, in cui vengono accentrati i poteri di spesa e di controllo. Nella sua semplicità, tale modello di governance di stampo militare può essere sicuramente efficiente allo scopo di realizzare investimenti infrastrutturali ed in generale azioni top-down e/o per garantire il coordinamento di grandi progetti infrastrutturali che necessitano di una standardizzazione e uniformità tecnologica, ma difettivo sotto il profilo dello sviluppo economico e sociale.

A tal proposito la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, sollecitata da attori italiani, ha ribadito che: “La Commissione valuterà se i piani di ripresa e resilienza contribuiscono a rinforzare la coesione e la convergenza economica, sociale e territoriale”.

In effetti in un recente incontro organizzato dalla Fondazione Vita, il Ministro Colao, ha riconosciuto l’opportunità di strutturare un modello di governance più complesso e che tenga conto dei principi di sussidiarietà orizzontale e verticale.

Le tracce di riassetto organizzativo disseminate – ob torto collo -dal governo dei migliori, sembrano ricondurre ad un modello di intervento di tipo reset-sustain-transform, ovvero un ridisegno radicale della architettura dello Stato, ottenuta attraverso la sterilizzazione degli apparati esistenti ed il trasferimento dei poteri di spesa e controllo a strutture e organizzazioni parallele, modello spesso adottato per il ridisegno di Paesi in via di sviluppo o di Paesi da colonizzare. L’Italia non è né l’uno, né l’altro.

E’ giunto il momento per il Governo e per tutta la politica di giocare a carte scoperte.

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